IL PERCHÉ I TAGLI ALLA FECONDAZIONE ASSISTITA SONO INACCETTABILI SPIEGATO BENE

Le donne democratiche della Regione Toscana, appresa la notizia sui giornali, sono vicine a tutte le coppie che, entrate nel percorso di fecondazione assistita, sono state costrette ad una battuta d’arresto. Un problema grande e da non trascurare: le probabilità di successo sono indissolubilmente legate all’età della donna e un ritardo anche solo di 6 mesi dopo i 40 anni, ad esempio, può rivelarsi cruciale per il raggiungimento dell’obiettivo, per non pensare poi allo stato psicologico che a cui vengono condannate le coppie. E allora proviamo ad andare per punti e a spiegare perché tutto ciò non è accettabile.

Non è accettabile che la delibera 1220/2018, con la quale la Regione Toscana è dovuta intervenire sui limiti di spesa per l’acquisto di prestazioni dalle strutture sanitarie private, a seguito di intervento della Corte dei Conti, non abbia tenuto conto che non doveva essere applicata ai centri di fecondazione assistita ai quali, anzi, dovremmo dare la possibilità di poter rispondere con maggiore celerità alle richieste e pertanto aumentare il tetto di prestazioni in convenzione.

Non è accettabile perché l’infertilità è una malattia e la cura della stessa costituisce una tutela della salute che oltretutto contribuisce alla parziale riduzione delle problematiche di denatalità che affliggono il nostro Paese, come indicato da tutti rapporti ISTAT.

Non è accettabile perché, tra l’altro, sono passati solo pochi giorni dall’approvazione della risoluzione da parte del Parlamento europeo in cui viene finalmente riconosciuto il diritto alla salute sessuale e riproduttiva delle donne come fondamentale. Nel documento si parla di garantire l’accesso a una gamma ampia di servizi di alta qualità e di rimuovere ogni barriera politica, giuridica, finanziaria che impedisce il pieno accesso alla salute sessuale e riproduttiva.

I dati del Ministero del 2019 sui nuovi nati riportano che su 421.913 nuovi nati, 12.800 sono venuti alla luce con tecniche di procreazione medicalmente assistita, cioè 3 gravidanze su 100 in più rispetto all’anno precedente. La Toscana è sempre stata attrattiva su questo fronte per le capacità di accoglienza e per gli ottimi risultati di tutti i centri presenti sul territorio ed è stata anche la prima Regione ad aver deliberato il 28 luglio 2014 sulla fecondazione eterologa, il cui divieto era stato abrogato dalla Corte costituzionale.

Questa lungimirante politica non può essere oggi tradita.

Chiediamo pertanto con forza al Consiglio, alla Giunta e al Presidente della Regione Toscana che i centri di fecondazione assistita non siano coinvolti nel provvedimento di riduzione della spesa e allo stesso tempo ci auguriamo che, considerando che in Regione Toscana è stata attivata la “Rete dei centri per l’infertilità pubblici e privati”, possa essere attivato in tempi brevi anche un tavolo che monitorizzi le problematiche dei centri e che promuova lo sviluppo delle nuove tecnologie di diagnostica, per un maggiore successo di impianto.

Non si gioca sulla salute delle donne.

Non si taglia sul futuro della nostra Regione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *